La cucina Livornese


La cucina è ricca e varia. Sovrano vi regna il pesce, come è naturale in una città che dal mare ha tratto le sue origini e il suo sviluppo. Domina il "cacciucco" (il cui nome si dice di origine araba), a base di diverse qualità di pesce con pomodoro, zenzero, prezzemolo e pane abbrustolito; le "triglie alla livornese", in gustosissima salsa di pomodoro con aglio e prezzemolo, ed ancora il "baccalà e lo stoccafisso" con cipolla, pomodoro e patate.


Le "nazioni", che a Livorno vissero e prosperarono, hanno lasciato nella tradizione piatti di cucina unici e particolari: la torta di ceci, accompagnata spesso da pane salato (il "cinque e cinque" come lo chiamano a Livorno); le "roschette" di pasta di pane salata, a forma di piccole ciambelle (di origine ebraica); la tradizionale "stiacciata di Pasqua", dolce dal sapore orientale profumato di anice. E per finire: il "Ponce" (con un nome qualsiasi anglosassone, ma di composizione tutta locale), bevanda calda a base caffè e rum. Non può mancare la "vela", nome dato dai livornesi alla scorza di limone che adorna il bicchiere. Altre bevande livornesi, di secondaria importanza ma sempre radicati nella tradizione popolare livornese, sono la "torpedine" e la "persiana".


(da "Itinerari del gusto", Ed. APT Livorno)

La ricetta del Cacciucco


Ingredienti per 6 persone:

500 gr. di seppie, 500 g di polpi di scoglio, 300 g di palombo fresco, 500 g di pesce da zuppa (gallinelle, cappone, scorfano), 500 g di frutti di mare misti (datteri, vongole), 500 g di gamberoni, gamberi, scampi, cicale, vino bianco, un cucchiaio di concentrato di pomodoro, olio, aglio, salvia, peperoncino, 12 fette di pane posato e arrostito, pepato e agliato.

Preparazione:

Mettete al fuoco una casseruola con fondo d'olio d'oliva, aglio e salvia, peperoncino. Soffriggere. Quindi mettere i polpi e seppie tagliati a troccoli, bagnare con vino bianco, aggiungere il concentrato di pomodoro e cuocere per 20 minuti, rimestando. Mano a mano rovesciarci i pezzi da zuppa e il palombo tagliati. Le teste dei pesci andrebbero cotte in brodo con gli odori e passate. Il ricavo, abbastanza denso, e versato nella casseruola, aggiungerebbe sostanza e sapore al cacciucco.

Seguire la cottura a fuoco lento. Quando il polpo e le seppie sono tenere, aggiungere i crostacei e i frutti di mare con i loro gusci. Andare avanti per altri 6-7 minuti affinchè i datteri e vongole si aprano. Il pane agliato e abbrustolito va posto sul fondo delle terrine. Con un grosso ramaiolo attingere pesce e sugo dalla casseruola in parti eque. In abbinamento vino rosso, meglio se giovane.

Castel Sonnino o del Romito


Il nome gli deriva dalla dimora di alcuni antichi romiti dell'Ordine dei Gesuati. In una grotta del Castello v'era un'immagine del Redentore, da essi venerata e che fu poi nel secolo XVII dagli stessi monaci trasferita nel prossimo Santuario di Montenero. Un'altra versione imputa il nome di Romito originato da una storia d'amore avvenuta ai tempi di Carlo VIII tra il Capitano francese Ernesto d'Estrangues, a capo della truppa francese della Cittadella di Livorno, e la bella Gabriella Lante, figlia di nobili pisani.

Il Castello in origine era costituito da una torre di avvistamento, la Torre di San Salvadore, che doveva presidiare gli anfratti della Cala del Leone e del Rogiolo dove i pirati potevano trovare facile nascondiglio per poi attaccare i bastimenti per Livorno.

Nei pressi del Castello c'era una foresteria per la guarnigione dei soldati. Nel 1749 si contavano tre pezzi del calibro di otto libbre, uno di due, uno di una libbra, quattro spingarde, tre moschetti a miccia e munizioni di scorta.

La storia del Castello poi si lega indissolubilmente al Barone Sidney Sonnino, suo illustre proprietario fino alla morte nel 1922. Per suo volere, fu seppellito nella grotta eolica scolpita nella scogliera a circa cinquanta metri sotto il castello, a picco sul mare, dentro un blocco di granito rosso di bavèno. Sopra il Ministro vi aveva fatto incidere in grandi caratteri lapidarii il proprio nome e la data di nascita lasciando, ovviamente, in bianco quello della morte. Gli eredi lo hanno posseduto sino agli anni ottanta, quindi ceduto all'attuale proprietario.

Notizie tratte da "…dalla costa fiorita di Quercianella")

Archeologia


Interessanti reperti archeologici della prima età del ferro vennero rinvenuti a Quercianella nella proprietà della famiglia Gower e donati al Sig. Chiellini insieme ad altri oggetti etruschi e romani.

La collezione Chiellini, di proprietà del Comune di Livorno , non è stata mai esposta al pubblico.


Il Prof.Pio Mantovani ci descrive il materiale ritrovato a Quercianella:

Un altro gruppo di tombe della prima età del ferro, il più importante senza dubbio per le vicinanze di Livorno, fu scoperto a Quercianella molti anni addietro,forse nel 1851, in un podere della famiglia Gower e precisamente in un campicello vicino al mare, noto ai terrazzani col nome di cimitero. La scoperta avvenne in modo accidentale nel dissodare un terreno, che da tempo immemorabile era boschivo.

Su di essa non potei raccogliere notizie molto esatte, non esistendo alcuno di coloro che ne furono testimoni. Ma le cose più importanti che vi furono raccolte, vennero conservate dal Sig. Giorgio Gower, nel frattempo defunto, e quindi donate da suo figlio Abele, nel 1880, al Signor Chiellini, insieme a molti altri oggetti etruschi e romani, trovati pure nelle vicinanze di Quercianella.


Nel 1884 andai io stesso a tentare qualche scavo nel detto campicello, trovando vari elementi, in massima parte vasi etruschi e romani; vi trovai però qualche frammento di urne caratteristiche del periodo archeologico di Villanova, e questo è ciò più che m’importava, onde avere una prova materiale del primo rinvenimento, essendone troppo vago il ricordo.

I reperti più interessanti sono cinque urne, di cui quattro di tipo italico del periodo di Villanova ed una quinta di forma globulare, dotate di ornamenti e smaltature; vasetti fatti a mano di terra grossolana e privi d’ ingobbio , rozzamente ornati; una lama intera di spada corta in bronzo; quattro lance di bronzo a cannone; quattro fibule tipo Certosa, di cui una di bronzo e l’altre di argento; un’altra fibula ad arco nodoso e a doppio vermiglione; un’ultima fibula ad arco laminare,di bronzo, bellissima da vedere; sette anelli d’argento fatti di sottile filo cilindrico. Due sono semplici, ossia da un solo giro, e chiusi, mentre gli altri sono aperti e formati da una spirale di due o tre giri; una scultura di testa maschile barbata.

Tali oggetti sono riconducibili ad altri ritrovati in necropoli etrusche di Vetulonia (GR) e Tarquinia (VT), ma anche ai reperti risalenti all'età del bronzo ritrovati in provincia di Catanzaro.


Le fotografie dei reperti archeologici qui sopra esposti sono state riprodotte con l'autorizzazione della Soprintendenza alle antichità dell'Etruria c/o la Soprintendenza Archeologica della Toscana, Firenze.

Quando Tazio Nuvolari si fermava al Bar Pineta


Tratto da un articolo de "Il Tirreno" del 23/09/01


“Quando corre Nuvolari,quando passa Nuvolari la gente aspetta il suo arrivo per ore ed ore…” così cantava Lucio Dalla in una sua celebre canzone degli anni ’70 dedicata all’indimenticabile “Mantovano Volante”.

E Nuvolari passava spesso anche a Livorno,e più precisamente a Quercianella, quando negli anni ’30 era solito sostare al bar Pineta ed alloggiare all’Albergo Turini durante le prove lungo il Circuito di Montenero, dove si disputava una delle più importanti corse automobilistiche internazionali e che nel 1937 fu addirittura teatro del Gran Premio d’Italia.


Per ricordare quell’assidua frequentazione l’ AITQ , l’ ACI ed il Topolino Club di Livorno hanno proprio ieri scoperto una lapide intitolata al grande corridore automobilistico.

Poste nel giardino pubblico di Quercianella (è il primo monumento inaugurato nella frazione livornese), la lapide è nata su progetto dell’architetto Marco Giraldi e reca un bassorilievo in terracotta, dello scultore livornese Maurizio Pergolini, raffigurante Tazio Nuvolari ed un tratto del Circuito di Montenero.

Come ha rilevato nel corso della cerimonia d’inaugurazione il presidente della Pro Loco, Dr. Luigi Ciompi, il monumento s’ispira nella sua conformazione alla curva che Nuvolari era solito prendere in derapage con uno stile personalissimo.


Le foto qui esposte sono tratte dalla mostra dedicata a Nuvolari svoltasi a Quercianella nell’estate del 2001.

Jacovitti


Parla il livornese Antonio Cadoni, suo grande amico e biografo, esperto di fumetti "Quella volta nel '47 al Víttorioso..."


"Quella mano che spunta accanto al classico salame, con un cartello con scritto 'ciao Cadoni' è stato il suo ultimo saluto che mi ha voluto lasciare prima di andarsene". Antonio Cadoni, pensionato ultrasettantenne di Livorno, è praticamente il biografo ufficiale di Benito Jacovitti, il grande disegnatore scomparso mercoledì. Ma il rapporto tra Jacovitti e Antonio Cadoni era soprattutto di grande amicizia. "Ricordo ancora benissimo la prima volta che si ci siamo incontrati racconta Cadoni, ex maresciallo maggiore della Guardia di Finanza - era una sera di ottobre del'47 e mi trovavo in servizio di leva a Roma. Sono sempre stato appassionato di fumetti e così spesso andavo a trovare alcuni amici nella redazione dei 'Vittorioso'. Lì lo incontrai per la prima volta, proprio mentre arrivava dalla tipografia la prima copia di un giornale con una sua tavola in bianco e nero. 'L'avevo disegnata perché fosse a colori", urlò su tutte le furie arrabbiandosi con chiunque era presente. il risultato fu che il direttore dei Vittorioso regalò quella prima copia proprio a me e ovviamente la conservo ancora nella mia collezione". Più di una collezione quello di Antonio Cadoni è un vero e proprio archivio del fumetto, dove sono raccolti migliaia di giornali, non solo di Jacovitti, che spesso vengono richiesti per mostre e per iniziative storico culturali. "Così cominciammo a vederci sempre più spesso e a collaborare insieme - ha continuato il pensionato - molto spesso mi sono ritrovato a scrivere di lui per le maggiori riviste specializzate. E quattro anni fa abbiamo anche pubblicato la sua biografia".


Ma il rapporto di Benito Jacovitti con Livorno non è legato solo all'ex maresciallo. A Roma infatti fu fondato un "jacovitti club" (di cui Cadoni è vicepresidente) che ha proseliti in tutta Italia". Tra questi anche Luigi Ciompi, che abita a Quercianella e che è uno dei responsabili della Pro loco della frazione balneare a metà strada tra Livorno e Castiglioncello. Proprio a lui è venuta l'idea, quest'estate, di far disegnare a Jacovitti i manifesti per il tradizionale palio marinaro di Quercianella. "Mi hanno fatto una sorpresa - ha ammesso Cadoni - mi sono ritrovato su tutti i muri della città quei cartelloni con i classici personaggi di Jacovitti e con quella mano che mi salutava "ciao Cadoni"".


Diego Barsotti - 1997